Ecco perché con l’indice Rt si rischia di dover richiudere tutto e perché i Presidenti delle Regioni vogliono superarlo.
In questa nuova fase dell’emergenza coronavirus si parla con insistenza dell’indice Rt: i Presidenti delle Regioni chiedono che venga abolito e sostituito con un nuovo indice di analisi. Ma perché? Perché con l’indice Rt si rischia di dover richiudere tutto.
Cos’è l’indice Rt
Iniziamo con un ripasso che potrebbe tornare utile. L’indice Rt dice quante persone possono essere contagiate in media da una sola persone in un determinato lasso di tempo nel quale sono state applicate le restrizioni contro la diffusione del Covid.
Il monitoraggio Iss del 7 maggio
Il monitoraggio Iss del 7 maggio ha confermato l’andamento positivo dell’epidemia in Italia. L’incidenza è in calo e non si registrano situazioni critiche. La fotografia della situazione arriva dalla nuova mappa dell’Italia: dal prossimo 10 maggio infatti non ci saranno Regioni in zona Rossa. Quasi tutte saranno in zona Gialla. Solo poche in zona Arancione. E in questo contesto tutto sommato positivo, l’indice Rt cresce.
Perché con l’indice Rt si rischia di richiudere tutto
Come è possibile? Come si spiega questo dato? Come spiegato dal presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, con un incidenza in calo l’Rt è soggetto ad oscillazioni considerevoli e già la prossima settimana potrebbe tornare intorno all’1 se non sopra all’1 in diverse Regioni, che quindi correrebbero il rischio di una nuova chiusura. Questo nonostante l’incidenza sia particolarmente bassa. Anzi, proprio l’incidenza bassa è un problema in quanto un lieve aumento dei casi potrebbe far aumentare considerevolmente il valore dell’indice.
La proposta delle Regioni
Le Regioni propongono di superare l’indice Rt e prendere in considerazione un nuovo parametro, come ad esempio l’Rt relativo alle ospedalizzazioni e ai ricoveri.
Brusaferro: “Modello di valutazione del rischio e dell’allerta deve essere modificato”
In occasione della conferenza stampa del 7 maggio, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità ha aperto alla richiesta delle Regioni facendo sapere che in questa nuova fase dell’emergenza il modello di valutazione di rischio deve essere modificato.
“Siamo in fase di transizione e ci stiamo avvicinando verso un nuovo scenario dove il numero persone vaccinate e protette sta crescendo rapidamente. È chiaro che anche il modello di valutazione del rischio e dell’allerta deve essere modificato”.